DELIBERA UNIONE CAMERE PENALI


PROCLAMAZIONE ASTENSIONE PER I GIORNI 3 – 4 – 5 LUGLIO 2007


ASSEMBLEA NAZIONALE PENALISTI A ROMA PER IL 3 UGLIO 2007


La Giunta UCPI, convocata d’urgenza il 19 giugno, ha deliberato l’astensione dalle udienze e dall’attività giudiziaria per il 3, 4 e 5 luglio contro la deriva burocratica e autoritaria dell’ordinamento giudiziario. Mentre i quotidiani non mostrano certezza sul tramonto di un’intesa maggioranza/opposizione (vedi Messaggero) resta il fatto che si va verso un umiliante assetto ordinamentale, senza una seria discussione in Parlamento. 
Pubblichiamo qui di seguito la delibera di astensione:


PER LA DIFESA DELLA COSTITUZIONE:
UNA RIFORMA DEMOCRATICA E LIBERALE
DELL’ORDINAMENTO GIUDIZIARIO FONDATA SULLA TERZIETA’ DEL GIUDICE


 La Giunta dell’Unione delle Camere Penali, nuovamente convocata in via d’urgenza il 19 giugno 2007


premesso


-che negli scorsi mesi, con iniziative propositive, incontri con le più alte autorità istituzionali (compreso il Ministro della Giustizia), convegni e appelli pubblici ha ripetutamente denunciato la deriva burocratica che la c.d. riforma dell’ordinamento giudiziario stava assumendo;
-che, in particolare, con delibera del 25 gennaio 2007, già l’UCPI aveva denunziato che “Le modifiche dell’ordinamento giudiziario insistono nell’appiattimento sulle prospettazioni dell’ANM ed anzi segnali di aperturismo politico minacciano l’accoglimento di ulteriori rivendicazioni che sono avanzate in modo sempre più martellante dalla stessa ANM. Viene messo in campo un progetto di matrice autoritaria, statalista ed illiberale che delinea la “magistratura” come potere autocratico ed autoreferente, forte ed invasivo, in grado di dettare le regole della politica giudiziaria del Paese, di influenzare gli apparati amministrativi, di esercitare di fatto una funzione impropria e condizionante nello stesso processo penale. L’unicità delle carriere costituisce solo un aspetto, ancorché il più rilevante, della cultura marcatamente autoritativa che permea di sé l’intero progetto riformatore, ma sono esemplari, anche sul piano semantico, il riferimento ivi contenuto al c.d. “circuito dell’autogoverno”, la marginalizzazione degli apporti di figure istituzionali diverse dai magistrati, la soppressione di qualsivoglia attività di giudizio ai fini della valutazione del magistrato da parte della Scuola in favore del C.S.M.”
-che tale giudizio, ribadito nella delibera di soli quattro giorni or sono dalla Giunta UCPI, deve oggi essere con forza confermato, tanto più che è evidentissimo che il testo in discussione non prevede in alcun modo neppure la “rigorosa distinzione delle funzioni” prevista dal programma elettorale presentato dal centro sinistra;
-che negli ultimi giorni si è cercato di praticare la strada di un accordo bipartisan in seno al comitato ristretto della Commissione Giustizia del Senato per una soluzione condivisa tra forze di maggioranza ed opposizione, accordo che in queste ore sta entrando in crisi, ad ulteriore conferma della confusione politica e dell’atteggiamento di basso profilo con cui si stanno affrontando le rilevanti questioni dell’ordinamento giudiziario. Resta in ogni caso il fatto che sia il testo originario depositato in Commissione Giustizia, sia le possibili ipotesi di modifica ventilate, si muovono –comunque- all’interno di logiche dirette a sacrificare ogni seria prospettiva di una riforma democratica e liberale della giustizia. Quel che infatti è oggi assolutamente certo è che la discussione sulla riforma continua a svilupparsi secondo il modello di una trattativa sindacale (assolutamente inconcepibile in tema di valori e principii costituzionali) che si svolge sotto la mannaia dei diktat della magistratura associata che continua, tra l’altro, ad avvalersi della forza interdittiva della minaccia dello sciopero;
-che, in particolare, è deplorevole che temi quali quelli dei valori costituzionali in gioco (ed in particolare il principio fondamentale della terzietà ed imparzialità del giudice) siano confinati a mediocri discussioni corporative sulla distanza geografica che un magistrato debba o meno affrontare in caso di passaggio di funzioni;
-che, in tale vicenda, il Ministro della Giustizia ha giocato e sta giocando un ruolo del tutto appiattito sulle posizioni della magistratura associata, quasi ne dovesse essere il portavoce, addirittura paventando, nei confronti dell’opposizione parlamentare, la “blindatura” del testo mediante il voto di fiducia e facendosi così carico di una iniziativa, mai verificatasi su questioni così rilevanti, diretta ad esautorare il confronto parlamentare;
-che la maggioranza parlamentare si manifesta pedissequa a tali imposizioni del Governo;

Tanto premesso,
la Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane


rileva


-che tale politica della giustizia denuncia indifferenza verso la compromissione della giurisdizione che ne deriva, nonché nei confronti del il ruolo della stessa magistratura e dei principii del giusto processo;
-che per portare a compimento tale disegno destabilizzante della giurisdizione è stabilita la seduta del 3 luglio 2007 nell’Aula del Senato della Repubblica;
-che per contrastare tutto ciò s’impone la mobilitazione dei penalisti italiani a tutela dell’alta funzione della giurisdizione secondo i principii costituzionali (a cominciare dall’art. 111 della Costituzione) e contro pratiche di stampo sindacale/corporativo;
-che un esito tanto dequalificato dell’azione del Governo e del Parlamento disattende lo stesso appello del Presidente della Repubblica, che auspicava una tempestiva ma alta e nobile opera di riforma;

Per tale ragione, la Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane,
ribadendo la propria volontà di confronto e interlocuzione


proclama


l’astensione dalle udienze penali e dell’attività giudiziaria penale per i giorni 3, 4 e 5 luglio 2007, astensione che sarà convocata e si svolgerà nel pieno rispetto delle norme di legge in materia e delle altre disposizioni sulle astensioni forensi (ivi compresi i termini previsti e le comunicazioni agli Uffici Giudiziari e alle altre autorità);


convoca


l’Assemblea Nazionale dei penalisti italiani per il giorno 3 luglio 2007 in Roma


impegna


le Camere Penali territoriali ad una mobilitazione nelle singole realtà per denunciare alla pubblica opinione tale grave situazione e per sostenere l’iniziativa di protesta;


si riserva


ogni ulteriore iniziativa, di protesta e proposta, per il reale rinnovamento della giustizia


dispone


la trasmissione della presente delibera al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Giustizia ed a tutti i Ministri, ai Presidenti delle Camere, ai Presidenti e componenti della Commissioni Giustizia, ai Segretari di tutti i partiti politici, ai leader della maggioranza e dell’opposizione Romano Prodi e Silvio Berlusconi.
L’UCPI si ripromette con questa grave ma ponderata iniziativa di riaprire un confronto costruttivo con le forze politiche, sociali e culturali che dissentano dalla politica della giustizia in atto.
Roma, 20 giugno 2007


Il Presidente
Oreste Dominioni


Il Segretario
Renato Borzone